Agenda dei Poeti 2005
Prolusione
Un saluto cordiale a tutti gli intervenuti al
premio di poesia “Agenda dei Poeti”, giunto ormai alla tredicesima
edizione, uno dei più prestigiosi nel firmamento poetico italiano,
per la sua comprovata serietà e per il riflesso editoriale che ne
consegue: la pubblicazione delle opere più significative sulla
“Agenda dei Poeti”, che vede la luce nel periodo antecedente la fine
dell’anno, con il compito di accompagnarci, giorno dopo giorno,
durante l’anno successivo.
Potrà sembrare strumentale, o
peggio ancora scontato, ma mai come quest’anno il livello delle
composizioni è stato così alto: è stata davvero un’impresa improba
stilare delle classifiche e le differenze, in molti casi, sono state
infinitesime; a ciò va aggiunto che in altrettante frequenti
situazioni, un autore avrebbe meritato di avere premiate entrambe le
composizioni, cosa non possibile, il che comporta, purtroppo, una
scelta penalizzante.
Per quanto concerne i contenuti,
vorrei soffermarmi ancora una volta su una mia personale
interpretazione del senso della poesia come espressione d’amore,
intendendo questo concetto nella sua più ampia accezione, quale
naturale confluire di un insieme di sentimenti indirizzati in varie
direzioni fino a confluire nell’alveo di un fiume che avvolge e
comprende l’essenza dell’essere umano e del termine umanità.
Mi piace ricordare – rifacendomi a
Kundera – la parola compassione, che inquadrata secondo l’etimologia
latina assume un significato non interamente positivo – la radice
passio significa preferenzialmente sofferenza, per cui amare
qualcuno per compassione significa non amarlo veramente -, mentre
nell’etimologia delle lingue nordiche il significato è orientato
verso il termine sentimento, quindi il co-sentimento diviene
condivisione della sofferenza, del viverla assieme, ma, nel medesimo
tempo, vuol dire essere pronti a condividere pure altri sentimenti,
quali gioia, angoscia, felicità, dolore, perciò il termine assurge
al livello massimo del concetto d’amore.
Molte composizioni sono interpreti
di questo modo di sentire e l’amore diventa un sentimento intenso e
complesso, ricco di tormenti, ma soprattutto vitale, che nasce
dentro l’individuo, ma da esso si promana investendo la realtà nella
sua interezza, uniformando le azioni compiute: diviene, cioè, parte
integrante del cosmo.
Con l’auspicio che questo
sentimento vada ad influenzare e ad invadere la nostra sfera
individuale, affinché il suo apporto, anche attraverso le voci
sollevate dai poeti, possa diventare sempre più immanente nella vita
quotidiana, affrancandoci dalle brutture e dalle meschinità che
troppo spesso compiamo giustificandole con la necessità o, peggio
ancora, con l’indifferenza nel considerare le conseguenze che da
queste azioni ne derivano, vorrei unirlo ancora una volta al
concetto di libertà, molto spesso utilizzato impropriamente per
coprire con un velo di permissivismo situazioni diversamente non
lecite.
Amore e libertà sono due valori che
possono e debbono procedere sul medesimo binario, solo nel rispetto
della libertà si potrà avere un vero amore, inversamente solo amando
senza remore si otterrà di essere completamente liberi. Come afferma
lo scrittore brasiliano Paulo Coelho: “l’autentica esperienza della
libertà consiste nell’avere la cosa più importante del mondo senza
possederla”.
Ma l’amore nella sua completezza è ovunque, nel
firmamento come nel volo di un insetto su un piccolo fiore, nei
raggi del sole come nella turbinosa violenza di una tempesta, e
allora può essere innalzato a preghiera, come questa splendida
poesia di Tagore, poeta e scrittore indiano, premio Nobel per la
letteratura nel 1913:
Dammi il supremo conforto dell’amore,
questa è la mia preghiera.
Il conforto che mi permetterà di parlare,
agire, soffrire secondo la tua volontà,
e di abbandonare ogni cosa per non essere
lasciato a me stesso.
Fortificami nei pericoli, onorami con la tua sofferenza
aiutami a percorrere i cammini difficili
del sacrificio quotidiano.
Dammi la suprema confidenza dell’amore,
questa è la mia preghiera.
La confidenza della vita che sfida la morte,
che cambia la debolezza in forza,
la sconfitta in vittoria.
Innalzami, perché la mia dignità, accettando l’offesa,
disdegni di renderla.
Roberto Bramani Araldi
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