Roberto Bramani Araldi

Agenda dei Poeti 2005
Prolusione

Un saluto cordiale a tutti gli intervenuti al premio di poesia “Agenda dei Poeti”, giunto ormai alla tredicesima edizione, uno dei più prestigiosi nel firmamento poetico italiano, per la sua comprovata serietà e per il riflesso editoriale che ne consegue: la pubblicazione delle opere più significative sulla “Agenda dei Poeti”, che vede la luce nel periodo antecedente la fine dell’anno, con il compito di accompagnarci, giorno dopo giorno, durante l’anno successivo.

 Potrà sembrare strumentale, o peggio ancora scontato, ma mai come quest’anno il livello delle composizioni è stato così alto: è stata davvero un’impresa improba stilare delle classifiche e le differenze, in molti casi, sono state infinitesime; a ciò va aggiunto che in altrettante frequenti situazioni, un autore avrebbe meritato di avere premiate entrambe le composizioni, cosa non possibile, il che comporta, purtroppo, una scelta penalizzante.

 Per quanto concerne i contenuti, vorrei soffermarmi ancora una volta su una mia personale interpretazione del senso della poesia come espressione d’amore, intendendo questo concetto nella sua più ampia accezione, quale naturale confluire di un insieme di sentimenti indirizzati in varie direzioni fino a confluire nell’alveo di un fiume che avvolge e comprende l’essenza dell’essere umano e del termine umanità.

 Mi piace ricordare – rifacendomi a Kundera – la parola compassione, che inquadrata secondo l’etimologia latina assume un significato non interamente positivo – la radice passio significa preferenzialmente sofferenza, per cui amare qualcuno per compassione significa non amarlo veramente -, mentre nell’etimologia delle lingue nordiche il significato è orientato verso il termine sentimento, quindi il co-sentimento diviene condivisione della sofferenza, del viverla assieme, ma, nel medesimo tempo, vuol dire essere pronti a condividere pure altri sentimenti, quali gioia, angoscia, felicità, dolore, perciò il termine assurge al livello massimo del concetto d’amore.

 Molte composizioni sono interpreti di questo modo di sentire e l’amore diventa un sentimento intenso e complesso, ricco di tormenti, ma soprattutto vitale, che nasce dentro l’individuo, ma da esso si promana investendo la realtà nella sua interezza, uniformando le azioni compiute: diviene, cioè, parte integrante del cosmo.

 Con l’auspicio che questo sentimento vada ad influenzare e ad invadere la nostra sfera individuale, affinché il suo apporto, anche attraverso le voci sollevate dai poeti, possa diventare sempre più immanente nella vita quotidiana, affrancandoci dalle brutture e dalle meschinità che troppo spesso compiamo giustificandole con la necessità o, peggio ancora, con l’indifferenza nel considerare le conseguenze che da queste azioni ne derivano, vorrei unirlo ancora una volta al concetto di libertà, molto spesso utilizzato impropriamente per coprire con un velo di permissivismo situazioni diversamente non lecite.

 Amore e libertà sono due valori che possono e debbono procedere sul medesimo binario, solo nel rispetto della libertà si potrà avere un vero amore, inversamente solo amando senza remore si otterrà di essere completamente liberi. Come afferma lo scrittore brasiliano Paulo Coelho: “l’autentica esperienza della libertà consiste nell’avere la cosa più importante del mondo senza possederla”.

Ma l’amore nella sua completezza è ovunque, nel firmamento come nel volo di un insetto su un piccolo fiore, nei raggi del sole come nella turbinosa violenza di una tempesta, e allora può essere innalzato a preghiera, come questa splendida poesia di Tagore, poeta e scrittore indiano, premio Nobel per la letteratura nel 1913:


    
Dammi il supremo conforto dell’amore,
    questa è la mia preghiera.
    Il conforto che mi permetterà di parlare,
    agire, soffrire secondo la tua volontà,
    e di abbandonare ogni cosa per non essere
    lasciato a me stesso.
    Fortificami nei pericoli, onorami con la tua sofferenza
    aiutami a percorrere i cammini difficili
    del sacrificio quotidiano.
    Dammi la suprema confidenza dell’amore,
    questa è la mia preghiera.
    La confidenza della vita che sfida la morte,
    che cambia la debolezza in forza,
    la sconfitta in vittoria.
    Innalzami, perché la mia dignità, accettando l’offesa,
    disdegni di renderla.
   

 

Roberto Bramani Araldi

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