Roberto Bramani Araldi

Agenda dei Poeti 2007
Prolusione

Il rito della lettura delle opere si è perpetrato e oggi avviene la sua celebrazione del lungo cammino di confronto, cammino che ha visto il lettore isolato nella sua torre eburnea nel perenne tentativo di evitare di perfezionare, seppure a livello inconscio, valutazioni non influenzate dal gusto personale, anche se questa visione d’oggettività pura non può ragionevolmente esistere per l’ovvio asserto che ogni azione del singolo umano viene filtrata dai genomi che lo compongono.

 Questo lavoro solitario, parafrasando le affermazioni di Milan Kundera nell’Insostenibile leggerezza dell’essere, ci consente di vivere nella verità, poiché per non mentire né a se stessi né agli altri occorre vivere senza pubblico, infatti, nel momento nel quale qualcuno assiste alle nostre azioni, per volontà o, più semplicemente per condizionamento inevitabile, ci adattiamo agli occhi che ci osservano e nulla di ciò che facciamo possiede verità assoluta. Avere un pubblico, pensare ad un pubblico, significa vivere, comunque, in una parziale o totale menzogna.

 D’altro canto secondo Andrè Breton la sublimazione esistenziale sarebbe il vivere in una casa di vetro dove nulla è segreto, tutti possono guardare e, di conseguenza le nostre azioni, continuamente sottoposte a giudizio, potrebbero, ma non con certezza, essere morali e quindi godere di una verità indotta sfuggendo alle ipocrisie dell’apparenza per sembrare diversi, e migliori, rispetto al proprio io più profondo.

 Nulla verrebbe, però, compiuto naturalmente se non come rappresentazione teatrale per un pubblico che, anche se assente, diviene presenza immanente per l’uomo attore.

 Rimane l’evento solitudine, vissuta non solo dal giurato, ma amata o detestata da tanti autori, che ne fanno oggetto di riflessioni, accorgendosi che l’esistenza non è altro che un susseguirsi di attimi dove l’uomo è sostanzialmente solo e può cercare d’illudersi che il suo vicino riesca a lenire, con gli amori, gli affetti, questa patologia resa ancora più epidemica dalla nostra era, dove la nevrosi generazionale non risparmia nessuno; non ne sono colpiti, come, con grande senso di appartenenza al di fuori del tempo, aveva analizzato Hermann Hesse nel suo “Il lupo della steppa”, solamente gl’individui deboli, ma anche, e vieppiù, i più forti e i più dotati intellettualmente.

 Da tutto questo spesso emergono alte espressioni di lirismo che vanno a convergere in composizioni di elevato livello poetico, con la poesia scritta con la lettera maiuscola – le poesie premiate, oltre ad alcune altre che, pur escluse dal novero delle elette, hanno ugualmente colpito per la capacità di proporsi nel medesimo ambito – poesia da assaporare lentamente, cercando di gustarne ogni minimo dettaglio, affinché il messaggio più recondito del poeta possa essere percepito e metabolizzato.

 Un’ultima notazione sul settore della narrativa inedita: un racconto, oltre ad essere scritto in un buon italiano, senza sviste grammaticali o sintattiche, deve possedere la capacità di stupire, di offrire uno sviluppo della vicenda tale da vincolare il lettore fino alla conclusione, che può essere inattesa o scontata, in funzione dell’immagine che lo scrittore vuole offrire; un maestro di questa tipologia letteraria è Mario Soldati, che nella serie dei suoi “Racconti del Maresciallo” e forse più ancora nelle “Storie di spettri”, riesce a miscelare le componenti sogno, fantasia e credibile realtà quotidiana in un composto omogeneo che si inserisce nella tradizione novellistica italiana; ebbene in qualche caso l’alto novellare è parso emergere e questo rappresenta un titolo di ulteriore pregio e merito di questa edizione dell’Agenda dei Poeti, arrivata ormai non solo alla maturità anagrafica, ma ancora con maggior prestigio ad una compiuta maturità letteraria.    

Roberto Bramani Araldi

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