Agenda dei Poeti 2007
Prolusione
Il rito della
lettura delle opere si è perpetrato e oggi avviene la sua
celebrazione del lungo cammino di confronto, cammino che ha visto il
lettore isolato nella sua torre eburnea nel perenne tentativo di
evitare di perfezionare, seppure a livello inconscio, valutazioni
non influenzate dal gusto personale, anche se questa visione
d’oggettività pura non può ragionevolmente esistere per l’ovvio
asserto che ogni azione del singolo umano viene filtrata dai genomi
che lo compongono.
Questo
lavoro solitario, parafrasando le affermazioni di Milan Kundera
nell’Insostenibile leggerezza dell’essere, ci consente di vivere
nella verità, poiché per non mentire né a se stessi né agli altri
occorre vivere senza pubblico, infatti, nel momento nel quale
qualcuno assiste alle nostre azioni, per volontà o, più
semplicemente per condizionamento inevitabile, ci adattiamo agli
occhi che ci osservano e nulla di ciò che facciamo possiede verità
assoluta. Avere un pubblico, pensare ad un pubblico, significa
vivere, comunque, in una parziale o totale menzogna.
D’altro
canto secondo Andrè Breton la sublimazione esistenziale sarebbe il
vivere in una casa di vetro dove nulla è segreto, tutti possono
guardare e, di conseguenza le nostre azioni, continuamente
sottoposte a giudizio, potrebbero, ma non con certezza, essere
morali e quindi godere di una verità indotta sfuggendo alle
ipocrisie dell’apparenza per sembrare diversi, e migliori, rispetto
al proprio io più profondo.
Nulla
verrebbe, però, compiuto naturalmente se non come rappresentazione
teatrale per un pubblico che, anche se assente, diviene presenza
immanente per l’uomo attore.
Rimane
l’evento solitudine, vissuta non solo dal giurato, ma amata o
detestata da tanti autori, che ne fanno oggetto di riflessioni,
accorgendosi che l’esistenza non è altro che un susseguirsi di
attimi dove l’uomo è sostanzialmente solo e può cercare d’illudersi
che il suo vicino riesca a lenire, con gli amori, gli affetti,
questa patologia resa ancora più epidemica dalla nostra era, dove la
nevrosi generazionale non risparmia nessuno; non ne sono colpiti,
come, con grande senso di appartenenza al di fuori del tempo, aveva
analizzato Hermann Hesse nel suo “Il lupo della steppa”, solamente
gl’individui deboli, ma anche, e vieppiù, i più forti e i più dotati
intellettualmente.
Da
tutto questo spesso emergono alte espressioni di lirismo che vanno a
convergere in composizioni di elevato livello poetico, con la poesia
scritta con la lettera maiuscola – le poesie premiate, oltre ad
alcune altre che, pur escluse dal novero delle elette, hanno
ugualmente colpito per la capacità di proporsi nel medesimo ambito –
poesia da assaporare lentamente, cercando di gustarne ogni minimo
dettaglio, affinché il messaggio più recondito del poeta possa
essere percepito e metabolizzato.
Un’ultima
notazione sul settore della narrativa inedita: un racconto, oltre ad
essere scritto in un buon italiano, senza sviste grammaticali o
sintattiche, deve possedere la capacità di stupire, di offrire uno
sviluppo della vicenda tale da vincolare il lettore fino alla
conclusione, che può essere inattesa o scontata, in funzione
dell’immagine che lo scrittore vuole offrire; un maestro di questa
tipologia letteraria è Mario Soldati, che nella serie dei suoi
“Racconti del Maresciallo” e forse più ancora nelle “Storie di
spettri”, riesce a miscelare le componenti sogno, fantasia e
credibile realtà quotidiana in un composto omogeneo che si inserisce
nella tradizione novellistica italiana; ebbene in qualche caso
l’alto novellare è parso emergere e questo rappresenta un titolo di
ulteriore pregio e merito di questa edizione dell’Agenda dei Poeti,
arrivata ormai non solo alla maturità anagrafica, ma ancora con
maggior prestigio ad una compiuta maturità letteraria.
Roberto Bramani Araldi
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