In Castello
Contemplo
l’insetto,
le movenze pigre,
incerte e prudenti,
lungo il tenero stelo,
verso il fiore vermiglio,
opulento di splendore:
immagine di fanciullo svaporata,
illusoria giovinezza
persa in grovigli di acri pensieri,
il carico di dolore
e di delusioni
e di insuccessi,
inatteso, mi opprime.
Mi allontano,
il capo chino,
greve nel corpo,
lungo il sentiero
che serpeggia nel bosco,
e nel buio delle fronde
lascio gemere
e urlare
la disperazione
per un amore appena sfiorato.
Roberto Bramani Araldi
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