Momenti d'incontrodi Ilaria Di Giacomo Non è passato molto tempo da quando m’imbattei per la prima volta nella poesia di Ilaria Di Giacomo. Era ormai estate e, nell’ambito della collaborazione con Mario Manzin, insigne esponente della cultura lunense e organizzatore della stagione musicale alla Canonica di Bedero, venni coinvolto nell’analisi di composizioni di poeti alto-verbanesi, onde dar corpo ad una serata di “Musica, Poesia, Immagine” nella quale le tre Muse potessero fondersi in un insieme armonico ed affascinante. Ebbene, leggendo le sue liriche rimasi colpito da una straordinaria capacità di variazione tematica, associata ad un potere di sintesi e di osmosi, ove impressioni, sensazioni esteriori, riflessioni profonde andavano a confluire in un tutto organico e stimolante, punteggiato da preziose immagini colme di innegabile afflato poetico. Ero convinto di trovarmi al cospetto di una poetessa affermata, invece grande fu la mia meraviglia nell’apprendere che si trattava di opere mai pubblicate, esercizi di una giovane donna che si affacciava timorosa al palcoscenico e quindi al pubblico. E allora, naturalmente, non poteva che giungere il momento in cui Ilaria Di Giacomo si cimentasse con l’opera sua prima, nella quale potessero trovare conferma le impressioni suscitate in quel fortuito e fortunato incontro. Dominante ed incontestabile è l’assenza del banale, le liriche oscillano fra introspezione, visione magica di una natura talora benigna, talaltra matrigna, ma sempre fonte di sguardi incantati, ed analisi taglienti degli eventi, spesso crudeli, che attraversano la propria esistenza. Il tutto, tuttavia, mitigato da slanci di amore, dalla concezione della divinità, non mistica, ma consapevole, e pennellate, affreschi colmi di contrasti fra il buio, il silenzio e la notte, come personificazione di entrambi, visti da una serie di angolazioni sensitive, tristi, melanconiche o, più dolcemente, come compiacimento di contemplazione, anche sensuale, tanto che ogni composizione diviene una continua scoperta; come non si possono amare questi versi: “quando il buio nuda le stelle”, oppure “vorrei posarmi in quella frazione di silenzio che separa un fremito dall’altro”, o anche “questo buio feroce fende anime e voci - vorace raccoglitore come di ombre e foreste di nullità”. E di nuovo il silenzio, la pioggia, in antitesi, così come tutti gli altri elementi naturali, osservati quasi grati compagni, vengono concepiti, materializzati, divengono vivi, vibranti, escono dalla propria dimensione per essere alfine invasivi; in “Grazie”, composizione che riassume in sé componenti misteriose assurgendo a momenti di alta liricità, mi piace ricordare: “Poi, prima dell’alba, risalirò questo specchio di sogno che tutto racchiude. Senza ancore alla mia prora me ne andrò di tanto in tanto in lontane profondità a cogliere perle....” Né può essere dimenticata l’influenza ancestrale del lago, fonte ed ispirazione di pace e di connubio sentimentale, apparizione fugace nella quale la sua liquida immensità, immutabile nel tempo, condiziona inconsciamente il porsi dell’uomo nel quotidiano “quando i monti spengon sul lago la loro luce.... come pure quest’urlo che nel petto giace.... ora s’acquieta....” La vena pittorica è coinvolgente, attraverso i colori, quali espressione di un mondo immaginifico che trova compiutezza in una realtà più abbacinante del sogno, i profumi, ad identificare una visione edonistica dell’esistenza, senza la quale la medesima non avrebbe senso, e infine gli elementi negativi, le spine, le tenebre, nel perenne confronto con la sofferenza che accompagna l’essere vivente. Ritorna la catalogazione iniziale, la poesia dell’Autrice non è mai scontata, trasmette emozioni, fa riflettere, sa essere solare, ma anche cupa, certamente non è mai sfumata, crepuscolare, sempre forte: basta leggere “Ossessioni”, che riassume in pochi intensissimi versi tutta la sua espressività drammatica. Si è soliti accostare alcuni elementi di lirica di autori moderni a grandi poeti del passato, in questo caso sarebbe molto riduttivo: la sua poesia è solo la sua poesia, è la poesia di Ilaria Di Giacomo. Roberto Bramani Araldi |
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