ODISSEA - Coronavirus. Il trionfo dell'opinionismo 12 gennaio 2021martedì 12 gennaio 2021 L’Opinione CORONAVIRUS: IL TRIONFO DELL’OPINIONISMO di Roberto Bramani Araldi Uno dei dettami fondamentali che sono inculcati nella testa degli studenti delle facoltà scientifiche verte sul dogma, non suscettibile di escursioni dialettiche o di speculazioni teoriche, che l’esperimento, la ricerca delle conferme di una determinata teoria scientifica, debba essere avvalorato da una serie di risultati collimanti atti a dimostrare in modo inoppugnabile che quanto ipotizzato è consolidato dagli esperimenti condotti in quella direzione. Un esempio fra i molteplici che hanno attraversato e attraversano la storia della ricerca scientifica può essere rappresentato dalla determinazione delle cosiddette ADI - admitted dosis intake - o in italiano DGA - dose giornaliera ammissibile - che caratterizzano i consumi d’innumerevoli sostanze alimentari i cui principi attivi sono suscettibili di lunghe, attente ed esasperate ricerche per arrivare a determinare il livello minimo di pericolosità della loro ingestione nell’organismo umano. Ricerche che durano moltissimi anni il cui livello di opinabilità risiede solo nel fattore applicato per determinare la dose, fermo restando che, fatto 100 il livello di LD50 - letal dosis 50 - nel quale il 50% degli animali sottoposti all’alimentazione di un determinato composto muore con la dose più elevata, si applica poi il fattore divisionale - 100, 1000 o altro valore - atto a proteggere, qualunque sia il consumo, la specie umana da rischi per la propria salute. Queste analisi di teratogenesi e di cancerogenesi possono proseguire per molti anni, fintantoché la scienza non sia certa dei risultati conseguiti per via sperimentale. Ebbene al rigore della ricerca scientifica il Covid19 ha avuto il potere di sostituire l’opinionismo, patologia molto, molto più insidiosa di qualsiasi contagio epidemico. Se il lunedì mattina, in tempi non di clausura come gli attuali, si aveva la ventura di prendersi un caffè in qualsiasi bar, era normale imbattersi in qualche crocchio di persone che dibattevano con ardore questioni inerenti l’ultima giornata del campionato di calcio, per le quali non valevano certo dati scientifici comprovati dalla ricerca, bensì le valutazioni e le considerazioni su questa o quella azione di gioco, su questa o quella interpretazione arbitrale, con le relative conseguenze e le successive opinioni, naturalmente contrastanti in funzione dell’asserto fideistico, con le quali si giungeva all’emanazione della suprema verità. Opera di Vinicio Verzieri Ebbene ora, su un argomento estremamente serio che coinvolge l’intera popolazione, non solo italica, ma mondiale, c’è l’esplosione dei pareri del caffè sport, ove il virologo di turno sentenzia, senza alcuna base sperimentale seria, su quello che si deve o non si deve fare per arginare l’epidemia. Le conseguenze di un approccio così scarsamente professionale potrebbero, ma purtroppo lo sono, essere devastanti per le popolazioni coinvolte che, oltre ad essere private di alcuni diritti fondamentali - sempre rimanendo al Paese Italia, la continua sopraffazione dei dettami costituzionali che i nostri padri dopo la fine del conflitto mondiale e in ossequio ai valori della Resistenza vararono nel 1946/1947 - trascinando le plebi - i popoli sono ormai assimilati a tale concetto - ad una sempre più smaccata depersonalizzazione attraverso il terrore continuamente istillato e propinato con sapiente alternanza di dosaggio. Se decine di Paesi al mondo hanno optato per scelte antitetiche rispetto all’Italia e, ora, a buona parte dell’Europa contagiata dai nostri governanti, primi ad esercitare una chiusura totale all’inizio di marzo 2020, con risultati decisamente migliori sia in termini di contagi che di decessi, significa che le cosiddette scelte scientifiche atte a giustificare il perenne stato di emergenza, nulla hanno di scientifico, bensì sono solo l’espressione di un pressapochismo ispirato dal non sapere cosa fare realmente. Il ragionamento che viene propinato puntualmente: “Se non attuassimo queste rigorose disposizioni, avremmo un’esplosione dell’epidemia molto più ampia e distruttiva” è la negazione della scienza e il trionfo dell’opinionismo. Basterebbe percorrere un poco, non dico approfondire che sarebbe chiedere troppo, la storia delle epidemie che hanno colpito l’umanità nell’ultimo secolo - rimaniamo nell’era modernissima - per comprendere che le epidemie seguono il loro corso, ci sono i cicli - ora è stato varato il termine ondate -, inevitabili e le categorie più fragili ne vengono colpite per legge naturale. I tentativi maldestri di arginare con rigori senza senso che deprimono le libertà, annientano le economie senza alcun risultato - sempre rimanendo in Italia negli ultimi due mesi di chiusura nulla è mutato in termini di rallentamento epidemico -. Del resto è notorio che la mortalità è molto più elevata nei mesi che vanno da novembre a gennaio/febbraio per le oggi ignorate influenze stagionali, - in questo anno di Covid19 non muore più nessuno per influenza, mentre negli anni precedenti, in media, ne morivano circa otto mila/anno - e nei mesi di luglio/agosto per le elevate temperature che agiscono come selezione naturale - ribadisco il termine - sulla razza umana. È giunta ormai l’ora d’inneggiare alla morte della scienza, sacrifichiamo il vitello grasso e innalziamo peana: l’opinionismo ha trionfato! Roberto Bramani Araldi |
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