Roberto Bramani Araldi

Impressioni a margine di una serata di poesia di Roberto Bramani Araldi

Fonte: AUPI News
Data: Settembre 2007
Link:

Impressioni a margine di una serata di poesia di Roberto Bramani Araldi, Caldé, 17 agosto 2007

C’è un daimon che anima certi luoghi, ma è pure possibile che a volte, questo non trovi manifestazione se non nell’apprezzamento vago di coloro che tali luoghi frequentano, i quali, interrogati sul perché della loro predilezione, danno risposte del tipo: perché è bello; perché il panorama mi distende; perché ci vengo da anni.

A volte, invece, il suo manifestarsi si incanala lungo la via del sentire di chi, pur suggestionato dall’apparenza, va alla ricerca di quello che tale apparenza nasconde, e sono le volte che nasce la poesia dei luoghi.

Ed è esattamente quello che succede con Roberto Bramani Araldi, "il cantore del lago Maggiore", come è stato definito in passato.

Ma Bramani Araldi non canta il lago tout court.

Anzi, trascura i luoghi più tradizionalmente "belli" della sponda piemontese (Stresa con i suoi alberghi da Bella Epoque, le tre isole Borromee, Pallanza con le ville contornate di giardini e orti botanici) per soffermarsi sulla riva lombarda. Aspra, rocciosa, dalle montagne ricoperte di un intrico di vegetazione che le fa pensare inaccessibili, spaccate da forre e dirupi, e dalle sponde altrettanto scoscese che solo in alcuni punti si interrompono in accessi e spiaggette sassose. Oppure, come a Caldé, luogo del mio incontro con la poesia di Roberto Bramani Araldi, in un golfo chiuso a nord est da una rocca che pare rubata a un quadro di un paesaggista romantico.

Una natura non consolatoria che la voce recitante di Bramani Araldi stesso descrive: "Pochi gradini di pietra, un sospiro di vento, un cigolar di cardine svogliato, ne la vecchia casa in fronte al molo, un bicchier di vino, uno sbuffar di fumo: storie remote, perdute nella memoria, perdute fra le acque, dentro il lago, placido e addormentato" oppure:"Là, in fondo, la Rocca, ascosa la cima da nubi baldanzose, rinnovato Olimpo…E una felicità inenarrabile e una serenità completa penetra e intride e fuori ancora piove, è grigio, triste, freddo, non vedi l’altra riva, e ti sembra senza fine la distesa d’acqua fusa nel basso cielo e ti vien voglia di piangere…per troppa gioia".

Versi che, nella serata di presentazione, a tratti si intercalano con alcuni brani musicali di un quartetto di fiati, a dare tregua alle emozioni suscitate dalle parole per farci cedere a quelle delle note.

Attorno, non c’è un teatro ad accoglierci, ma una di quelle strutture delle Proloco sotto le quali si immaginerebbero solo sagre paesane e musica folkloristica, e invece vi sono riunite più di cento persone che ascoltano versi in un raccoglimento sospeso che sa quasi di luogo sacro. Turisti, ma anche gente del luogo che non stenta a riconoscersi in quegli "uomini irsuti" dei quali Bramani Araldi parla. Schietti e semplici, ma anche aperti a generosità insospettate: il Barletta, oste di quello che negli anni 50 e 60 era a Caldé il "ritrovo" per antonomasia, luogo d’incontro di varie generazioni e, come si alza a ricordare un ex ragazzo di quegli anni: "Posto di grandi amori. E’ lì che ho conosciuto mia moglie", e la moglie, che gli è seduta a fianco, gli si fa un po’ più vicina, quando si risiede; i pescatori di Caldé: il Dario e il Domenico Pedrocca, scomparsi da tempo, "Figure mitiche che colpirono la mia memoria di bambino", precisa Bramani Araldi che ora è incalzato da Maria Giulia Baiocchi, la scrittrice che gli siede accanto, a fargli da "spalla" e gli pone le domande, tenendo le fila di un discorso che, a tratti, pare sfuggire qua e là, perché molte sono le vie che può imboccare ed è necessario che una Parca intelligente e sensibile ne riannodi ogni tanto i fili, restituendo ordine alla trama.

E il discorso continua con il sottolineare l’importanza del ricordo come punto di partenza di tante sue poesie "… non deve sostituire il presente, ma deve far parte dello spirito, affinché la traccia del passato non debba essere gettata come un oggetto ormai inservibile", poi tocca il tema del rimpianto che non deve essere "ripiegamento su se stessi" e si intreccia necessariamente con il "senso della perdita" e con l’angoscia del trascorrere del tempo: "…lo scrigno che ci viene consegnato agli albori della nostra esistenza e che noi pensiamo assurdamente debba essere colmo in modo perenne" e, come afferma un poeta spagnolo del ‘600: "la vita è una scala che devi salire, ma non appena tu hai posato il piede sullo scalino superiore, quello inferiore scompare e non puoi più ritornare indietro".

Infine si ritorna ai luoghi nell’annuncio del prossimo libro di Bramani Araldi: "L’ultima Inverna".

"…i luoghi assumono vita vibrante tramite le persone che li attraversano, seppure per un tempo inevitabilmente breve", sottolinea di nuovo l’autore, anticipandone qualche tema.

E’ tardi. Ma non si vorrebbe smettere di ascoltare.

Esco e l’aria è diventata fredda. Il vento viene da Nord. Mi piacerebbe chiedere a Bramani Araldi se è l’Inverna appena evocato nel titolo della sua nuova raccolta, ma è impegnato a firmare libri, in quel "rito della dedica" che in qualche maniera suggella l’incontro tra autore e lettore.

Rinuncio e mi avvicino alla Polacca, la villa a strapiombo sul lago dove soggiornarono così tanti pianisti dell’Est che, si dice, le rocce attorno ne tengono imprigionate le note, e vorrei che il daimon della Rocca di Caldé compisse per me il miracolo di aggregarle in una melodia nuova.

Ma poi sorrido, e mi sento un po’ stupida. Anche su di me, che pure non sono un poeta, la suggestione dei luoghi ha avuto il sopravvento.

Annalina Molteni-Guaita

Scrittrice

Roberto Bramani Araldi

Torna alla pagina stampa

Come acquistare le mie opere

Se siete interessati ad acquistare le mie opere entrate nella sezione "Ordini" e compilate l'apposito modulo d'ordine